Perchè nasce questo blog

MediaItaliani nasce come spazio dedicato ai giornalisti e agli operatori dell'informazione del nostro Paese per conoscerci, dialogare, discutere dei temi dell'informazione e presentarci ai professionisti dell'ufficio stampa e delle relazioni pubbliche di tutta Italia.

mercoledì 21 gennaio 2009

SCI: CAMPIONATO NAZIONALE GIORNALISTI A LIMONE PIEMONTE(CUNEO)


Fonte: Repubblica

L'edizione numero 66 del campionato italiano di sci dei giornalisti si terra' a LImone Piemonte (Cuneo). L'iniziativa si svolgera' dall'1 all'8 febbraio prossimi, sulle piste del comprensorio Riserva Bianca. Circa 150 i giornalisti provenienti da tutta Italia e con le loro famiglie, impegnati nelle gare, che culmineranno in due competizioni di sci alpino (uno slalom speciale mercoledi' 4 febbraio e uno slalom gigante venerdi' 6, sulla pista Armand di Limone 1400) e una di sci nordico (giovedi' 5 febbraio sull'anello di Panice Sottana). L'iniziativa e' del Gis - Giornalisti italiani sciatori, storico sci club guidato da Mario Sensini, cui aderiscono giornalisti di tutta Italia appassionati di sci e che ha individuato il comprensorio di Limone Piemonte come sede dell'edizione 2009 dell'evento sportivo. Non solo gare, comunque: in programma ci saranno anche momenti di carattere culturale e occasioni per far conoscere ai giornalisti presenti il territorio e i dintorni di Limone, tra turismo e sport in bianco ma anche con l'appeal di paesaggio, architettura ed enogastronomia. 'Dal 1934 - ha spiegato Mario Sensini, presidente Gis, intervenuto a Limone Piemonte per preparare l'evento - il sodalizio organizza queste manifestazioni. Siamo stati spesso in tutte le grandi rinomate stazioni alpine; da qualche anno cerchiamo localita' che possano offrire, insieme alla bellezza delle montagne e delle piste, un turismo ragionevole, a misura d'uomo. Limone Piemonte esprime tutto questo in modo egregio e abbiamo gia' avuto modo di riscontrare una grande disponibilita' e capacita' professionale nei servizi offerti da questa stazione'. Cli/To/Vai 191830 GEN 09. (AGI)

lunedì 24 novembre 2008

E' MORTO SANDRO CURZI VOCE DELLA SINISTRA ITALIANA.


Fonte: Culturalnews.it

E' morto a Roma il giornalista e attuale consigliere di amministrazione della Rai Sandro Curzi. Curzi, che aveva 78 anni, e' stato direttore del 'Tg3' e di 'Liberazione'. Era nel consiglio di amministrazione della Rai dal 2005.
Dall'antifascismo sui banchi del liceo al Cda della Rai: La vita pubblica di Alessandro Curzi, nato il 4 marzo del 1930 e morto oggi a nella sua citta' natale, inizia prestissimo, a 13 anni, quando frequentando il ginnasio "Tasso" a Roma, entra in contatto con gruppi della Resistenza antifascista capeggiati da Alfredo Reichlin. Il suo esordio da giornalista un articolo e' su "L'Unita'", allora clandestina, per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini. Curzi collabora concetamente con il gruppo partigiano romano che opera nella zona Ponte Milvio-Flaminio. Nel marzo del 1944, a 14 anni, Curzi entra formalmente nel Pci: gli viene concessa infatti, nonostante la minore eta' la tessera del Partito. Nel biennio 1947-48 lavora al settimanale social-comunista "Pattuglia", diretto dal socialista Dario Valori e dal comunista Gillo Pontecorvo. Da questa esperienza in poi Sandro Curzi non cessa piu' la sua attivita' giornalistica, sempre insicindibilmente intercciata a quella politica: nel 1949 diventa redattore del quotidiano della sera romano "La Repubblica d'Italia", diretto da Michele Rago. Nello stesso anno e' tra i fondatori della Federazione Giovanile Comunista Italiana, di cui viene eletto segretario generale Enrico Berlinguer. Divenuto capo-redattore del mensile della Fgci "Gioventu' Nuova", diretto dallo stesso Berlinguer, Curzi cura anche l'antologia per giovani "L'avvenire non viene da solo". Nel 1951 Curzi e' inviato nel Polesine per raccontare le conseguenze di quella tragica alluvione e vi rimane per un lungo periodo come segretario della Fgci. Nel 1954 si sposa con la giornalista e compagna di militanza Bruna Bellonzi. Dal loro matrimonio nacsera' una figlia, Candida. Tornato a Roma, nel 1956 partecipa, insieme a Saverio Tutino, Carlo Ripa di Meana, Guido Vicario, Luciana Castellina ed altri, alla fondazione del settimanale "Nuova Generazione", di cui diventa direttore nel 1957. el 1959 Curzi approda a "L'Unita'", organo del Pci, come capo cronista a Roma. Nel 1960, e' inviato nell'Algeria in lotta contro il dominio coloniale francese e intervista il capo del fronte di liberazione nazionale Ben Bella. Divenuto caporedattore centrale e poi direttore responsabile a "L'Unita'", nel 1964 ricopre brevemete la carica di responsabile Stampa e Propaganda del Pci, sotto il coordinamento politico di Gian Carlo Pajetta. Dopo la morte di Palmiro Togliatti e' al fianco del nuovo segretario del Pci, Luigi Longo, ain occasione della sua prima partecipazione alla "Tribuna politica", condotta da Jader Jacobelli. Curzi poi fonda e dirige l'agenzia quotidiana "Parcomit", voce ufficiale del Pci, collabora attivamente alla crescita della radio "Oggi in Italia", che trasmetteva da Praga per gli emigrati italiani in Europa. Dal 1967 al 1975 e' vicedirettore di "Paese Sera". Nel 1975, con un bando di concorso indetto dalla Rai per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari, Curzi entra nella redazione del Gr1 diretto allora da Sergio Zavoli. Nel 1976, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, da' vita alla Terza rete televisiva della Rai. Nel 1978 e' condirettore del Tg3, diretto da Agnes, e collabora alla realizzazione della trasmissione "Samarcanda", condotta da Michele Santoro. Dal 1987 al 1993 dirige il Tg3. Nel 1991 pubblica, con Corradino Mineo, il saggio "Giu' le mani dalla Tv" (Sperling & Kupfer).Nel 1993 Curzi si dimette. Nel due anni successivi, dirige il telegiornale dell'emittente televisiva Telemontecarlo. Nel 1994 pubblica "Il compagno scomodo" (Mondadori). Dopo un'esperienza di editorialista quotidiano all'interno del "Maurizio Costanzo Show", nel 1996 conduce le quattordici puntate del programma "I grandi processi" su Rai Uno. Fra i suoi exploit piu' insoliti quello che lo vede sul palco del Festival di Sanremo nel 1995, nel gruppo di 40 coristi "La Riserva Indiana" per cantare la canzone "Troppo Sole". Nel 1997, in polemica con la candidatura dell'ex-Pm di Milano Antonio Di Pietro nelle liste del Pds si presenta candidato al Senato in una lista di sinistra denominata "Unita' Socialista". Dal 1998 al 2005 dirige "Liberazione", organo del Partito della Rifondazione Comunista. Eletto nel marzo del 2005 consigliere di amministrazione della Rai dalla Commissione parlamentare di vigilanza, con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, Curzi diventa poi per tre mesi presidente della Rai, in qualita' di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Ultimo suo atto di rilievo nel cda, il 16 luglio di quest'anno, l'astensione a sorpresa sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai Fiction Agostino Sacca'.

giovedì 20 novembre 2008


Fonte: www.lsdi.it

Riaffermare cocciutamente i dogmi con cui i giornalisti autogiustificano loro stessi e cercano di riprodurre la mitologia della professione non potrà mai portare alla rifondazione della fiducia – Quest’ ultima infatti ha cambiato natura: non è più cieca e istituzionale - Il giornalista non può pretenderla soltanto perché si proclama giornalista ma deve costruirla articolo per articolo, sotto lo sguardo e il controllo permanente dei cittadini – Le riflessioni di Paul Villach e Narvic – Il fatto e la rappresentazione – Il dubbio cartesiano

———-

In un post dal titolo “La relatività dell’ informazione e la fiducia perduta nel giornalismo” (che riportiamo tradotto pressoché integralmente), Narvic segnala una interessante riflessione di Paul Villach, su Agoravox, sulla relatività del giornalismo e dell’ informazione, che porta a mettere fortemente in dubbio – dice – i « dogmi della teoria promozionale dell’ informazione diffusa dai media »*.

Per Villach – aggiunge Narvic – è la messa in discussione di questi dogmi e non la sua riaffermazione di principio, la condizione per la rifondazione della credibilità perduta dei giornalisti nei confronti dei cittadini.

Villach, soprattutto, non prende per oro colato quella teoria di autogiustificazione del giornalismo – costruita e promossa dai giornalisti stessi – che pretende di distinguere il « giornalismo » dalla « comunicazione » (l’ uno supposto virtuoso e l’ altra discutibile) :
I termini di « comunicazione » e « informazione » non sono diventati altro che le due maschere per una stessa strategia di influenza: « comunicazione » è la parola dei pubblicitari, « informazione » è quella dei giornalisti.

Questa riflessione – prosegue Narvic – si lega largamente a quella che vado facendo io sulle condizioni di sopravvivenza – eventuale – del giornalismo. Voler conservare questa distinzione artificiale sperando di recuperare così la credibilità perduta dei giornalisti è un falso problema e un ostacolo. La fiducia ha cambiato natura: essa non è più istituzionalizzata, ma va costruita.

I fatti sono fatti

Paul Villach sottolinea molto giustamente il vuoto assoluto di questo discorso di autopromozione dei giornalisti, che assegnano a loro stessi niente di meno che una missione di interesse generale di protezione della democrazia (senza aver ricevuto per questo nessun mandato, da nessuno, se non da loro stessi). La missione del giornalista sarebbe « di interesse generale », perché darebbe conto « dei fatti ». Cosa che lo differenzierebbe, beninteso, dal pubblicitario, come da qualsiasi portatore di interessi particolari. « I fatti », sono « informazione», tutto il resto è « comunicazione »

Il giornalista si figura come una sorta di scienziato dell’ attualità, in grado di accedere alla realtà del fatto in se stesso. Il fatto sarebbe quindi accessibile, in assoluto, e a fortiori nel tempo breve dell’ attualità?

Quali che siano la sua buona volontà e il suo rigore, il giornalista, non più di chiunque, non sarebbe in grado di accedere a « un fatto ». Non ne ha né il tempo né i mezzi. Anche gli scienziati nei loro laboratori, con tutti i protocolli di osservazione e di analisi che hanno messo a punto in decine di anni, sanno che non possono fare altro che, nel migliore dei casi, descrivere una « rappresentazione della realtà ».

La carta non è il territorio

Contrariamente alla pretesa del giornalismo, questo accesso al fatto non potrà mai essere altro che una approssimazione.
Certo, « metodo del dubbio », il pluralismo delle fonti, i riscontri plurimi, l’ analisi comparata permettono un approccio più stringente al « fatto » come un’ asindote tende verso l’ ascissa o l’ ordinata. Ma come quella non le incontra mai, così la « rappresentazione di un fatto » non si confonde mai con « il fatto ». E ha voglia il giornalista di andare sul « terreno »- parola a cui è tanto affezionato -, ma non ne porterà mai ogni volta altro che « una mappa ». E « la mappa » non sarà mai « il terreno » che essa rappresenta.

Se « l’ informazione è un fatto », che l’ uso del « dubbio metodologico » da parte del giornalista permette di restituire, ecco il cittadino fiducioso, invitato ad ammettere docilmente questa realtà. Il giornalista dubita per lui, e lui non ha più bisogno di dubitare personalmente.

Ma se « l’ informazione è una rappresentazione di un fatto », filtrata attraverso il prisma dello sguardo di un giornalista, l’ atteggiamento del cittadino dovrà essere completamente diverso: « in questo caso il ‘dubbio metodologico’ di Cartesio deve essere la regola di condotta per la formazione e la libera espressione di una opinione ».

In questi due casi, il progetto di società corrispondente a ciascuno di essi è molto diverso, come diverso sarà quindi il ruolo che i giornalisti sono chiamati a svolgervi.

Se il giornalismo insiste a considerarsi lo scienziato dei fatti di attualità, sarebbe ora che desse ai cittadini qualche garanzia sulla sua metodologia e sulla sua etica. Se riconosce invece che non fornisce altro che una rappresentazione, ammette di sottomettersi all’ approccio critico del suo interlocutore e deve accettare in maniera definitiva il fatto che resta degno della fiducia che viene riposta in lui soltanto in maniera definitivamente provvisoria.

Perché bisognerebbe aver fiducia nei giornalisti?

Esistono due risposte a questa domanda: perché l’ etichetta « journaliste inside » sarebbe una garanzia affidabile per un contenuto che risponde a una serie di prescrizioni e di norme definite e approvate, oppure perché uno ha potuto verificare personalmente attraverso la propria esperienza e i propri criteri che quel giornalista era degno di fiducia.

Nel primo caso, si darebbe fiducia al giornalista come si fa con medico, l’ architetto o l’ avvocato. Il paragone è valido? Queste professioni sono in effetti regolamentate: sono richieste in entrata delle condizioni di competenza, su presentazione delle relative lauree, vengono codificate delle buone pratiche professionali e una deontologia, è istituito un ordine professionale per controllarne e sanzionarne l’ applicazione, il cittadino che dovesse lamentarsi per qualche mancanza o qualche fallimento ha disposizione la possibilità di fare ricorso**.

E’ chiaro che il giornalismo non risponde a nessuna di queste condizioni: nessuna laurea è richiesta, nessuna codificazione delle pratiche professionali né alcuna deontologia si impongono al giornalista, perché non c’ è alcuna istanza di controllo professionale, nessuna sanzione nei confronti delle violazioni deontologiche e nessun ricorso è possibile per il cittadino insoddisfatto. Secondo la formula di Denis Ruellan, il giornalismo è « le professionnalisme du flou » ***.

Ma quand’ anche il giornalismo operasse una tale rivoluzione professionale, accettando di definire in maniera precisa le competenze tecniche richieste, di codificare le pratiche e le metodologie professionali valide, di piegarsi a una deontologia imperativa, controllata e sanzionata, di sottomettersi a delle possibilità di ricorso dei cittadini, sarebbe in gradi di recuperare la credibilità perduta?

Non c’ è più fiducia cieca e istituzionale

Si può dubitarne, perché tutte le professioni soggette a un tale inquadramento subiscono ugualmente gli assalti da parte del dubbio dei cittadini, dell’ utente o del cliente. Impegnare il giornalismo su questa strada è una impasse, perché esso si confronta come le altre in questa nostra società « post-moderna » alla delegittimazione generale di tutte le élite e di tutti i discorsi autoritativi.

Bisogna accettare il fatto che la fiducia oggi non può più essere istituzionalmente cieca, ma deve essere costruita, e mantenuta, in una relazione interattiva con un interlocutore che non abbandona mai una briciola del suo spirito critico e della sua facoltà di giudizio.

E quindi non c’ è più nessuna « cultura del fatto » che tenga, non c’ è più nessun professionalismo dell’ informazione e nessuna etica autoaffermata, non ci sono più « cani da guardia della democrazia » auto-designati. C’ è invece una relazione di fiducia da costruire, attraverso la testimonianza e nel dialogo. E’ a questa condizione che i giornalisti ricostruiranno una credibilità articolo per articolo, sotto lo sguardo e il controllo permanente dei cittadini.

Molto più che nella ricomposizione delle condizioni di vitalità economica dei media in piena dislocazione, molto più che nell’ identificazione dei nuovi ruoli da giocare nel nuovo mondo dell’ informazione designato da internet, è quella la sfida della sopravvivenza del giornalismo.

E’ una rivoluzione culturale che la maggior parte dei giornalisti non sono oggi pronti ad accettare, senza capire che è proprio attraverso questo rifiuto che essi condannano la loro professione alla scomparsa.

———-

* La frase citata da Villach – ha spiegato Narvic a Lsdi in una mail – “non si riferisce in particolare a un testo o a un’ opera specifica, ma designa l’ insieme dei discorsi tenuti dai giornalisti per assicurare la promozione della loro professione. Nelle mie riflessioni – aggiunge – faccio riferimento direttamente all’ opera di Denis Ruellan, "Le journalisme ou le professionnalisme du flou" (vedi Lsdi, Il giornalismo, professione dai contorni vaghi) e ai lavori dei ricercatori in giornalismo e scienze dell’ informazione che gli sono vicini, i quali mettono in evidenza l’ esistenza di una ideologia del giornalismo e di un discorso costruito dai giornalisti per giustificare verso l’ esterno la loro professione. E’ per esempio, il discorso del “cane da guardia della democrazia” e del “4° potere”, il discorso sull’ obbiettività, quello sulla separazione dei fatti dai commenti, ecc.”.

** Anche se in Italia questo quadro di norme e parametri deontologico-professionali formalmente esiste, non possiamo dire che questa rete di istituti formali garantisca, di fatto, una maggiore affidabilità del giornalismo italiano rispetto a quello descritta in questo articolo. O no? (ndr).

*** Professionalismo, in sociologia del lavoro, indica “un fenomeno, assieme, culturale, economico e politico” che fa riferimento in qualche modo al “concetto di chiusura sociale”, cioè a “un tentativo di monopolizzare non solo la conoscenza sul mercato, ma anche lo status in un sistema di stratificazione”.

giovedì 6 novembre 2008

GIORNALISTI IN PIAZZA A ROMA PER LA LIBERTÀ DI INFORMARE E DI ESSERE INFORMATI


Fonte: www.agendacomunicazione.it

Manifestazione davanti a Montecitorio per protestare contro il ddl Alfano che "imbavaglia" la cronaca. Al corteo hanno partecipato anche i giornalisti di La7, ieri in sciopero per contestare i tagli - si parla di 25 licenziamenti, un terzo della redazione - decisi dall'azienda.

«Liberi di informare, liberi di sapere»: con questo slogan un corteo di giornalisti ha marciato ieri fino alle porte di Montecitorio, per protestare contro il Disegno di legge sulle intercettazioni attualmente in esame alla Commissione Giustizia della Camera, che minaccia di impedire la cronaca giudiziaria, impedendo per lungo tempo - almeno fino a conclusione delle indagini preliminari - la pubblicazione di notizie sui procedimenti in corso. Al corteo hanno partecipato anche i giornalisti di La7, che si trovano in questi giorni ad affrontare una durissima vertenza con Telecom Italia, editore della testata, che ha avviato la procedura per il licenziamento di 25 persone, un terzo della redazione.
Prima di recarsi in piazza Montecitorio i giornalisti si erano riuniti in assemblea al cinema Capranichetta, dove sono intervenuti il segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, il presidente dell'Ordine Nazionale, Lorenzo Del Boca, dell'Unione Cronisti, Guido Columba e il presidente Fnsi, Roberto Natale.
Per la manifestazione è stata scelta la data di ieri per far coincidere la protesta con lo "Stand Up for Journalism", giornata europea della dignità del giornalismo.
Con l'iniziativa di ieri si è concluso il "Giro d'Italia della libertà di stampa" che ha visto i cronisti manifestare in tutto il Paese: dal 28 giugno a Venezia sono state toccate Roma, Viareggio, Trento, Bolzano, Milano, Napoli, Senigallia (An), Sciacca (Ag), Forlì, Palermo, Siracusa, Firenze, Bari, Torino, Cagliari, Genova, Ferrara. I cronisti di Latina hanno fatto molteplici volantinaggi: oltre che nel capoluogo anche a Sabaudia, Formia, Gaeta, Aprilia, Sezze, Anzio, Cisterna.

Maria Cuffaro: "Il giudizio di Dell'Utri nasconde una censura"


Fonte: http://magazine.excite.it



Maria Cuffaro, anchorwoman del Tg3, è arrabbiata. Le parole del senatore Marcello Dell'Utri, che ha definito le telegiornaliste di RaiTre troppo dark, non sono piaciute alla giornalista siciliana. "A una prima lettura, sembrano parole farneticanti - ha affermato Maria Cuffaro - ma siccome arrivano da un signore che ha la sua storia, il suo passato giudiziario, da uno che considera Mangano un eroe, davvero non suonano carine...".

Nelle parole di Dell'Utri la Cuffaro ha visto molto più di un giudizio estetico, secondo la giornalista si tratta di una "censura da regimi totalitari". La giornalista ha poi detto: "Se in tivù andrò vestita di rosa la prossima volta? Non credo proprio: piuttosto sceglierò il nero totale...".

martedì 4 novembre 2008

FIEG, BENE EMENDAMENTO SU SLITTAMENTO TAGLI

Fonte: asca.it
Gli editori italiani esprimono ''soddisfazione'' per l'approvazione in Commissione Bilancio della Camera di un emendamento che fa slittare i tagli all'editoria all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di riordino. ''Esprimiamo soddisfazione - ha commentato in una nota il presidente della Fieg, Carlo Malinconico - per il parere favorevole, reso ieri dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, su un emendamento che fa slittare i tagli all'editoria all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di riordino e semplificazione dei contributi al settore''.Per Malinconico, e' ''bene peraltro ribadire che, per rendere effettivo lo slittamento, resta la necessita' di aumentare nella legge finanziaria 2009 l'importo destinato al sostegno all'editoria. Nella Finanziaria e' infatti prevista, alla Tabella C, una spesa per l'editoria di 262 milioni di euro per il 2009, ben 152 milioni di euro in meno del 2008 con una diminuzione del 36%. Se si vuole mantenere realmente il diritto ai contributi anche per il 2009 occorre almeno mantenere gli stessi finanziamenti''.

lunedì 27 ottobre 2008

GIUNTA FNSI, CONFRONTO CON EDITORI PROSEGUE CON RIGORE


Fonte: asca.it

''La Segreteria della Federazione della Stampa proseguira' con rigore e determinazione il confronto con gli editori per definire il quadro complessivo del nuovo contratto di lavoro dei giornalisti, procedendo in stretto collegamento con la realta' professionale, con la partecipazione di tutti i suoi organismi''. E' quanto si legge in una nota della Giunta della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.''Il Consiglio nazionale, che ha il compito di programmare e verificare gli indirizzi di politica e azione sindacale della categoria - spiega quindi il sindacato dei giornalisti -, si riunira' nel pomeriggio del 5 novembre prossimo a Roma per un esame della vertenza contrattuale e dei suoi avanzamenti, su cui oggi la Giunta federale, presieduta dal segretario generale Franco Siddi e la Consulta delle Associazioni regionali di Stampa, hanno sollecitato la Segreteria ad andare avanti. L'Esecutivo del Sindacato ha ribadito la volonta' di tentare fino in fondo la strada che porti ad un contratto di dignita' e di valore, un contratto che includa e non escluda. Per questo motivo la Segreteria e' impegnata a non prestare il fianco a informazioni false, parziali o fuorvianti e a continuare nell'opera di confronto con le redazioni, sulla base dell'impostazione originaria maturata a partire dai seminari di settore dei comitati di redazione della primavera scorsa. L'obiettivo e' quello di mettere a fondamento del contratto un patto generazionale che consenta di garantire il futuro del lavoro dei giornalisti, con pari dignita', in tutti i media con un'attenzione forte a chi oggi e' collocato indietro nelle scale professionali e retributive. Pensando con cio' anche alla tutela degli stipendi differiti (le pensioni) di chi oggi e' piu' garantito ma non deve essere relegato in un fortino espugnabile in qualsiasi momento. Per questa ragione, il confronto con gli editori, partendo dalla unicita' della professione, ha affrontato sinora le prospettive dell'innovazione e delle trasformazioni industriali dell'informazione, puntando ad una disciplina del lavoro multimediale con riguardo allo sviluppo e alle politiche occupazionali''.''Dopo la piazza, gli scioperi e le manifestazioni - prosegue la nota -, questo e' finalmente diventato il tempo della trattativa, che va verificata fino in fondo nel suo complesso (quindi anche dei temi ancora da affrontare al tavolo negoziale) e secondo i mandati congressuali. Dopo il Consiglio nazionale, man mano che procedera' il negoziato, saranno fatti gli opportuni approfondimenti in sede di Commissione contratto, con le Associazioni regionali di stampa, con le assemblee di redazione e con la Conferenza nazionale dei comitati e Fiduciari di redazione, organo consultivo della Fnsi che statutariamente sara' chiamato a fare le sue valutazioni prima della firma del contratto''.''L'ipotesi finale - conclude la Fnsi - sara' sottoposta a passaggi interni previsti dallo Statuto e dalle deliberazioni congressuali, che nessuna piazza puo' modificare La volonta' della Giunta e' che il chiarimento con gli editori su tutti i nodi contrattuali, a questo scopo, possa essere fatto in tempi ragionevolmente brevi, con concretezza e lealta'. La Segreteria e le Associazioni regionali di stampa rimangono impegnate e assolutamente disponibili a mantenere uno stretto rapporto con tutti i colleghi''.

vuoi conoscere tutti i media locali?