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venerdì 17 ottobre 2008

Tagli all'editoria: Feltri ricorda ''qualcosa'' a Silvio

Fonte: ilsalvagente.it
Il direttore di Libero indirizza una "lettera aperta" al premier. La ripubblichiamo.
Vittorio Feltri
Sono sicuro che il premier non conosce il problema nei suoi risvolti, alcuni dei quali celano insidie. Quindi, facendo ricorso al mio spirito da buon samaritano, gli vorrei dare una mano a non finire triturato da nuove polemiche. Tra qualche giorno il Parlamento discuterà e forse approverà - ripeto, forse - il taglio ai contributi per l'editoria. Il provvedimento, dice il governo, è indispensabile perché i soldi in cassa sono pochi e non bastano più. Insomma, sono stati imposti sacrifici a chiunque e sarebbe assurdo non fossero imposti anche a quotidiani e periodici. Il ragionamento fila liscio.
Un settore in difficoltà
Risultato pratico. Un settore atipico e già in difficoltà come il nostro (vendite in calo, pubblicità in crisi simmetrica a quella economica, costi elevati), dal prossimo anno avrà l'acqua alla gola. Pazienza. Chi avrà le forze per galleggiare sopravviverà, gli altri moriranno. È crudele, ma non c'è nulla da fare: noi non siamo banchieri e dobbiamo attenerci alle leggi di mercato. Non abbiamo mai protestato e non lo faremo nemmeno ora; oltretutto non sarebbe il momento, con i problemi che affliggono gli italiani.

Un "ma" chiamato Mondadori
Ma c'è un ma. E su questo punto Berlusconi deve aprire bene le orecchie e ascoltarci. I suoi collaboratori, nel preparare il testo riguardante i tagli, vuoi per distrazione vuoi per compiacere al grande capo, si sono dimenticati di includere nell'elenco delle imprese destinate a soffrire quella del grande capo medesimo, cioè la Mondadori. Sissignori. Guarda un po' quando si dice la coincidenza. Di sicuro l'amato Cavaliere senza paura e senza macchia ignora questo odioso particolare che potrebbe (...) arrecargli un sacco di noie, per esempio l'accusa, nella circostanza documentata, di conflitto d'interessi.Infatti un presidente del Consiglio autore con i suoi esperti di una legge che riduce i finanziamenti ai giornali, eccetto le proprie riviste, non si limita a fare una figura di merda, ma si espone agli strali della opposizione finora rimasta inerte per mancanza di motivazioni.

Anche IlSole24Ore...
C'è di peggio. Le norme in procinto di passare al vaglio di Camera e Senato contengono altre vistose iniquità di cui è lecito sospettare la volontarietà. Oltre alla Mondadori, sono stati esclusi dal giro di vite il Sole 24 ore e l'Avvenire, rispettivamente organi ufficiali della Confindustria e della Cei (Conferenza episcopale italiana). Sembra uno scherzo da prete. Si tolgono i viveri a qualsiasi pubblicazione nazionale tranne a tre colossi espressioni di altrettanti poteri illimitati più che forti: Berlusconi, gli industriali e la Chiesa. Le leggi sono rispettabili quando sono uguali per tutti. Invece quella di cui stiamo parlando vale per quasi tutti. Perché?Se fossi di sinistra non avrei dubbi: perché Silvio è favorevole a ogni taglio lontano dalle sue tasche; perché gli industriali è meglio tenerseli buoni sennò ti si scatenano contro; perché i preti te li raccomando: se gli porti via il grano magari si vendicano, e si salvi chi può. Dato che, viceversa, di sinistra non sono dico al Cavaliere di non prestare il fianco a simili critiche e di modificare regole tanto ingiuste quanto idiote. Siccome egli probabilmente non ha dimestichezza con la materia di cui si discetta, gli fornisco informazioni utili a schivare le trappole.Silvio Berlusconi
Diretti e indiretti
Occorre sapere che i contributi alla editoria (attinti al medesimo fondo) sono di due tipi: diretti e indiretti. Ebbene, quelli diretti sono oggetto di revisione. Quelli indiretti (dei quali si giova Mondadori, industriali e vescovi) non si toccano; neppure presi in esame.In cosa consistono i contributi indiretti? Glielo spiego subito, illustre Presidente.Allora, le aziende menzionate (ed altre), anziché sulla diffusione tramite edicole, puntano sugli abbonamenti postali che costano un tot. Ecco, questo tot alla fine dell'anno viene pagato dallo Stato (che preleva dal fondo editoria) nella misura del cinquanta per cento.Poiché la Mondadori, il Sole 24 ore e l'Avvenire spediscono ogni settimana (oppure ogni mattina) centinaia di migliaia di "pezzi", l'ammontare complessivo delle provvidenze a esse garantite è colossale.Va da sé che le tre imprese in questione, se non avessero più il sostegno del pubblico denaro, forse non andrebbero completamente in malora, ma rischierebbero di andarci, esattamente come i giornali cui il suo governo - lei - ha segato i contributi diretti. Confidando nella sua onestà, esimio Presidente, la prego di accogliere il mio suggerimento ispirato al senso di giustizia.
Tagli anche i contributi ai suoi giornali
Bisogna tagliare? Tagli tutti i contributi ai giornali, compresi i suoi e quelli dei ricconi potenti. Oppure non tagli un bel niente. Dividere noi della stampa in figli e figliastri è una operazione indegna. Per concludere, una domanda: la legge prevede 120 milioni l'anno da spartire tra televisioni locali. Sono contento. Ma sarebbe opportuno lei confessasse perché non ha osato limare questa somma.

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