Perchè nasce questo blog

MediaItaliani nasce come spazio dedicato ai giornalisti e agli operatori dell'informazione del nostro Paese per conoscerci, dialogare, discutere dei temi dell'informazione e presentarci ai professionisti dell'ufficio stampa e delle relazioni pubbliche di tutta Italia.

lunedì 24 novembre 2008

E' MORTO SANDRO CURZI VOCE DELLA SINISTRA ITALIANA.


Fonte: Culturalnews.it

E' morto a Roma il giornalista e attuale consigliere di amministrazione della Rai Sandro Curzi. Curzi, che aveva 78 anni, e' stato direttore del 'Tg3' e di 'Liberazione'. Era nel consiglio di amministrazione della Rai dal 2005.
Dall'antifascismo sui banchi del liceo al Cda della Rai: La vita pubblica di Alessandro Curzi, nato il 4 marzo del 1930 e morto oggi a nella sua citta' natale, inizia prestissimo, a 13 anni, quando frequentando il ginnasio "Tasso" a Roma, entra in contatto con gruppi della Resistenza antifascista capeggiati da Alfredo Reichlin. Il suo esordio da giornalista un articolo e' su "L'Unita'", allora clandestina, per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini. Curzi collabora concetamente con il gruppo partigiano romano che opera nella zona Ponte Milvio-Flaminio. Nel marzo del 1944, a 14 anni, Curzi entra formalmente nel Pci: gli viene concessa infatti, nonostante la minore eta' la tessera del Partito. Nel biennio 1947-48 lavora al settimanale social-comunista "Pattuglia", diretto dal socialista Dario Valori e dal comunista Gillo Pontecorvo. Da questa esperienza in poi Sandro Curzi non cessa piu' la sua attivita' giornalistica, sempre insicindibilmente intercciata a quella politica: nel 1949 diventa redattore del quotidiano della sera romano "La Repubblica d'Italia", diretto da Michele Rago. Nello stesso anno e' tra i fondatori della Federazione Giovanile Comunista Italiana, di cui viene eletto segretario generale Enrico Berlinguer. Divenuto capo-redattore del mensile della Fgci "Gioventu' Nuova", diretto dallo stesso Berlinguer, Curzi cura anche l'antologia per giovani "L'avvenire non viene da solo". Nel 1951 Curzi e' inviato nel Polesine per raccontare le conseguenze di quella tragica alluvione e vi rimane per un lungo periodo come segretario della Fgci. Nel 1954 si sposa con la giornalista e compagna di militanza Bruna Bellonzi. Dal loro matrimonio nacsera' una figlia, Candida. Tornato a Roma, nel 1956 partecipa, insieme a Saverio Tutino, Carlo Ripa di Meana, Guido Vicario, Luciana Castellina ed altri, alla fondazione del settimanale "Nuova Generazione", di cui diventa direttore nel 1957. el 1959 Curzi approda a "L'Unita'", organo del Pci, come capo cronista a Roma. Nel 1960, e' inviato nell'Algeria in lotta contro il dominio coloniale francese e intervista il capo del fronte di liberazione nazionale Ben Bella. Divenuto caporedattore centrale e poi direttore responsabile a "L'Unita'", nel 1964 ricopre brevemete la carica di responsabile Stampa e Propaganda del Pci, sotto il coordinamento politico di Gian Carlo Pajetta. Dopo la morte di Palmiro Togliatti e' al fianco del nuovo segretario del Pci, Luigi Longo, ain occasione della sua prima partecipazione alla "Tribuna politica", condotta da Jader Jacobelli. Curzi poi fonda e dirige l'agenzia quotidiana "Parcomit", voce ufficiale del Pci, collabora attivamente alla crescita della radio "Oggi in Italia", che trasmetteva da Praga per gli emigrati italiani in Europa. Dal 1967 al 1975 e' vicedirettore di "Paese Sera". Nel 1975, con un bando di concorso indetto dalla Rai per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari, Curzi entra nella redazione del Gr1 diretto allora da Sergio Zavoli. Nel 1976, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, da' vita alla Terza rete televisiva della Rai. Nel 1978 e' condirettore del Tg3, diretto da Agnes, e collabora alla realizzazione della trasmissione "Samarcanda", condotta da Michele Santoro. Dal 1987 al 1993 dirige il Tg3. Nel 1991 pubblica, con Corradino Mineo, il saggio "Giu' le mani dalla Tv" (Sperling & Kupfer).Nel 1993 Curzi si dimette. Nel due anni successivi, dirige il telegiornale dell'emittente televisiva Telemontecarlo. Nel 1994 pubblica "Il compagno scomodo" (Mondadori). Dopo un'esperienza di editorialista quotidiano all'interno del "Maurizio Costanzo Show", nel 1996 conduce le quattordici puntate del programma "I grandi processi" su Rai Uno. Fra i suoi exploit piu' insoliti quello che lo vede sul palco del Festival di Sanremo nel 1995, nel gruppo di 40 coristi "La Riserva Indiana" per cantare la canzone "Troppo Sole". Nel 1997, in polemica con la candidatura dell'ex-Pm di Milano Antonio Di Pietro nelle liste del Pds si presenta candidato al Senato in una lista di sinistra denominata "Unita' Socialista". Dal 1998 al 2005 dirige "Liberazione", organo del Partito della Rifondazione Comunista. Eletto nel marzo del 2005 consigliere di amministrazione della Rai dalla Commissione parlamentare di vigilanza, con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, Curzi diventa poi per tre mesi presidente della Rai, in qualita' di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Ultimo suo atto di rilievo nel cda, il 16 luglio di quest'anno, l'astensione a sorpresa sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai Fiction Agostino Sacca'.

giovedì 20 novembre 2008


Fonte: www.lsdi.it

Riaffermare cocciutamente i dogmi con cui i giornalisti autogiustificano loro stessi e cercano di riprodurre la mitologia della professione non potrà mai portare alla rifondazione della fiducia – Quest’ ultima infatti ha cambiato natura: non è più cieca e istituzionale - Il giornalista non può pretenderla soltanto perché si proclama giornalista ma deve costruirla articolo per articolo, sotto lo sguardo e il controllo permanente dei cittadini – Le riflessioni di Paul Villach e Narvic – Il fatto e la rappresentazione – Il dubbio cartesiano

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In un post dal titolo “La relatività dell’ informazione e la fiducia perduta nel giornalismo” (che riportiamo tradotto pressoché integralmente), Narvic segnala una interessante riflessione di Paul Villach, su Agoravox, sulla relatività del giornalismo e dell’ informazione, che porta a mettere fortemente in dubbio – dice – i « dogmi della teoria promozionale dell’ informazione diffusa dai media »*.

Per Villach – aggiunge Narvic – è la messa in discussione di questi dogmi e non la sua riaffermazione di principio, la condizione per la rifondazione della credibilità perduta dei giornalisti nei confronti dei cittadini.

Villach, soprattutto, non prende per oro colato quella teoria di autogiustificazione del giornalismo – costruita e promossa dai giornalisti stessi – che pretende di distinguere il « giornalismo » dalla « comunicazione » (l’ uno supposto virtuoso e l’ altra discutibile) :
I termini di « comunicazione » e « informazione » non sono diventati altro che le due maschere per una stessa strategia di influenza: « comunicazione » è la parola dei pubblicitari, « informazione » è quella dei giornalisti.

Questa riflessione – prosegue Narvic – si lega largamente a quella che vado facendo io sulle condizioni di sopravvivenza – eventuale – del giornalismo. Voler conservare questa distinzione artificiale sperando di recuperare così la credibilità perduta dei giornalisti è un falso problema e un ostacolo. La fiducia ha cambiato natura: essa non è più istituzionalizzata, ma va costruita.

I fatti sono fatti

Paul Villach sottolinea molto giustamente il vuoto assoluto di questo discorso di autopromozione dei giornalisti, che assegnano a loro stessi niente di meno che una missione di interesse generale di protezione della democrazia (senza aver ricevuto per questo nessun mandato, da nessuno, se non da loro stessi). La missione del giornalista sarebbe « di interesse generale », perché darebbe conto « dei fatti ». Cosa che lo differenzierebbe, beninteso, dal pubblicitario, come da qualsiasi portatore di interessi particolari. « I fatti », sono « informazione», tutto il resto è « comunicazione »

Il giornalista si figura come una sorta di scienziato dell’ attualità, in grado di accedere alla realtà del fatto in se stesso. Il fatto sarebbe quindi accessibile, in assoluto, e a fortiori nel tempo breve dell’ attualità?

Quali che siano la sua buona volontà e il suo rigore, il giornalista, non più di chiunque, non sarebbe in grado di accedere a « un fatto ». Non ne ha né il tempo né i mezzi. Anche gli scienziati nei loro laboratori, con tutti i protocolli di osservazione e di analisi che hanno messo a punto in decine di anni, sanno che non possono fare altro che, nel migliore dei casi, descrivere una « rappresentazione della realtà ».

La carta non è il territorio

Contrariamente alla pretesa del giornalismo, questo accesso al fatto non potrà mai essere altro che una approssimazione.
Certo, « metodo del dubbio », il pluralismo delle fonti, i riscontri plurimi, l’ analisi comparata permettono un approccio più stringente al « fatto » come un’ asindote tende verso l’ ascissa o l’ ordinata. Ma come quella non le incontra mai, così la « rappresentazione di un fatto » non si confonde mai con « il fatto ». E ha voglia il giornalista di andare sul « terreno »- parola a cui è tanto affezionato -, ma non ne porterà mai ogni volta altro che « una mappa ». E « la mappa » non sarà mai « il terreno » che essa rappresenta.

Se « l’ informazione è un fatto », che l’ uso del « dubbio metodologico » da parte del giornalista permette di restituire, ecco il cittadino fiducioso, invitato ad ammettere docilmente questa realtà. Il giornalista dubita per lui, e lui non ha più bisogno di dubitare personalmente.

Ma se « l’ informazione è una rappresentazione di un fatto », filtrata attraverso il prisma dello sguardo di un giornalista, l’ atteggiamento del cittadino dovrà essere completamente diverso: « in questo caso il ‘dubbio metodologico’ di Cartesio deve essere la regola di condotta per la formazione e la libera espressione di una opinione ».

In questi due casi, il progetto di società corrispondente a ciascuno di essi è molto diverso, come diverso sarà quindi il ruolo che i giornalisti sono chiamati a svolgervi.

Se il giornalismo insiste a considerarsi lo scienziato dei fatti di attualità, sarebbe ora che desse ai cittadini qualche garanzia sulla sua metodologia e sulla sua etica. Se riconosce invece che non fornisce altro che una rappresentazione, ammette di sottomettersi all’ approccio critico del suo interlocutore e deve accettare in maniera definitiva il fatto che resta degno della fiducia che viene riposta in lui soltanto in maniera definitivamente provvisoria.

Perché bisognerebbe aver fiducia nei giornalisti?

Esistono due risposte a questa domanda: perché l’ etichetta « journaliste inside » sarebbe una garanzia affidabile per un contenuto che risponde a una serie di prescrizioni e di norme definite e approvate, oppure perché uno ha potuto verificare personalmente attraverso la propria esperienza e i propri criteri che quel giornalista era degno di fiducia.

Nel primo caso, si darebbe fiducia al giornalista come si fa con medico, l’ architetto o l’ avvocato. Il paragone è valido? Queste professioni sono in effetti regolamentate: sono richieste in entrata delle condizioni di competenza, su presentazione delle relative lauree, vengono codificate delle buone pratiche professionali e una deontologia, è istituito un ordine professionale per controllarne e sanzionarne l’ applicazione, il cittadino che dovesse lamentarsi per qualche mancanza o qualche fallimento ha disposizione la possibilità di fare ricorso**.

E’ chiaro che il giornalismo non risponde a nessuna di queste condizioni: nessuna laurea è richiesta, nessuna codificazione delle pratiche professionali né alcuna deontologia si impongono al giornalista, perché non c’ è alcuna istanza di controllo professionale, nessuna sanzione nei confronti delle violazioni deontologiche e nessun ricorso è possibile per il cittadino insoddisfatto. Secondo la formula di Denis Ruellan, il giornalismo è « le professionnalisme du flou » ***.

Ma quand’ anche il giornalismo operasse una tale rivoluzione professionale, accettando di definire in maniera precisa le competenze tecniche richieste, di codificare le pratiche e le metodologie professionali valide, di piegarsi a una deontologia imperativa, controllata e sanzionata, di sottomettersi a delle possibilità di ricorso dei cittadini, sarebbe in gradi di recuperare la credibilità perduta?

Non c’ è più fiducia cieca e istituzionale

Si può dubitarne, perché tutte le professioni soggette a un tale inquadramento subiscono ugualmente gli assalti da parte del dubbio dei cittadini, dell’ utente o del cliente. Impegnare il giornalismo su questa strada è una impasse, perché esso si confronta come le altre in questa nostra società « post-moderna » alla delegittimazione generale di tutte le élite e di tutti i discorsi autoritativi.

Bisogna accettare il fatto che la fiducia oggi non può più essere istituzionalmente cieca, ma deve essere costruita, e mantenuta, in una relazione interattiva con un interlocutore che non abbandona mai una briciola del suo spirito critico e della sua facoltà di giudizio.

E quindi non c’ è più nessuna « cultura del fatto » che tenga, non c’ è più nessun professionalismo dell’ informazione e nessuna etica autoaffermata, non ci sono più « cani da guardia della democrazia » auto-designati. C’ è invece una relazione di fiducia da costruire, attraverso la testimonianza e nel dialogo. E’ a questa condizione che i giornalisti ricostruiranno una credibilità articolo per articolo, sotto lo sguardo e il controllo permanente dei cittadini.

Molto più che nella ricomposizione delle condizioni di vitalità economica dei media in piena dislocazione, molto più che nell’ identificazione dei nuovi ruoli da giocare nel nuovo mondo dell’ informazione designato da internet, è quella la sfida della sopravvivenza del giornalismo.

E’ una rivoluzione culturale che la maggior parte dei giornalisti non sono oggi pronti ad accettare, senza capire che è proprio attraverso questo rifiuto che essi condannano la loro professione alla scomparsa.

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* La frase citata da Villach – ha spiegato Narvic a Lsdi in una mail – “non si riferisce in particolare a un testo o a un’ opera specifica, ma designa l’ insieme dei discorsi tenuti dai giornalisti per assicurare la promozione della loro professione. Nelle mie riflessioni – aggiunge – faccio riferimento direttamente all’ opera di Denis Ruellan, "Le journalisme ou le professionnalisme du flou" (vedi Lsdi, Il giornalismo, professione dai contorni vaghi) e ai lavori dei ricercatori in giornalismo e scienze dell’ informazione che gli sono vicini, i quali mettono in evidenza l’ esistenza di una ideologia del giornalismo e di un discorso costruito dai giornalisti per giustificare verso l’ esterno la loro professione. E’ per esempio, il discorso del “cane da guardia della democrazia” e del “4° potere”, il discorso sull’ obbiettività, quello sulla separazione dei fatti dai commenti, ecc.”.

** Anche se in Italia questo quadro di norme e parametri deontologico-professionali formalmente esiste, non possiamo dire che questa rete di istituti formali garantisca, di fatto, una maggiore affidabilità del giornalismo italiano rispetto a quello descritta in questo articolo. O no? (ndr).

*** Professionalismo, in sociologia del lavoro, indica “un fenomeno, assieme, culturale, economico e politico” che fa riferimento in qualche modo al “concetto di chiusura sociale”, cioè a “un tentativo di monopolizzare non solo la conoscenza sul mercato, ma anche lo status in un sistema di stratificazione”.

giovedì 6 novembre 2008

GIORNALISTI IN PIAZZA A ROMA PER LA LIBERTÀ DI INFORMARE E DI ESSERE INFORMATI


Fonte: www.agendacomunicazione.it

Manifestazione davanti a Montecitorio per protestare contro il ddl Alfano che "imbavaglia" la cronaca. Al corteo hanno partecipato anche i giornalisti di La7, ieri in sciopero per contestare i tagli - si parla di 25 licenziamenti, un terzo della redazione - decisi dall'azienda.

«Liberi di informare, liberi di sapere»: con questo slogan un corteo di giornalisti ha marciato ieri fino alle porte di Montecitorio, per protestare contro il Disegno di legge sulle intercettazioni attualmente in esame alla Commissione Giustizia della Camera, che minaccia di impedire la cronaca giudiziaria, impedendo per lungo tempo - almeno fino a conclusione delle indagini preliminari - la pubblicazione di notizie sui procedimenti in corso. Al corteo hanno partecipato anche i giornalisti di La7, che si trovano in questi giorni ad affrontare una durissima vertenza con Telecom Italia, editore della testata, che ha avviato la procedura per il licenziamento di 25 persone, un terzo della redazione.
Prima di recarsi in piazza Montecitorio i giornalisti si erano riuniti in assemblea al cinema Capranichetta, dove sono intervenuti il segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, il presidente dell'Ordine Nazionale, Lorenzo Del Boca, dell'Unione Cronisti, Guido Columba e il presidente Fnsi, Roberto Natale.
Per la manifestazione è stata scelta la data di ieri per far coincidere la protesta con lo "Stand Up for Journalism", giornata europea della dignità del giornalismo.
Con l'iniziativa di ieri si è concluso il "Giro d'Italia della libertà di stampa" che ha visto i cronisti manifestare in tutto il Paese: dal 28 giugno a Venezia sono state toccate Roma, Viareggio, Trento, Bolzano, Milano, Napoli, Senigallia (An), Sciacca (Ag), Forlì, Palermo, Siracusa, Firenze, Bari, Torino, Cagliari, Genova, Ferrara. I cronisti di Latina hanno fatto molteplici volantinaggi: oltre che nel capoluogo anche a Sabaudia, Formia, Gaeta, Aprilia, Sezze, Anzio, Cisterna.

Maria Cuffaro: "Il giudizio di Dell'Utri nasconde una censura"


Fonte: http://magazine.excite.it



Maria Cuffaro, anchorwoman del Tg3, è arrabbiata. Le parole del senatore Marcello Dell'Utri, che ha definito le telegiornaliste di RaiTre troppo dark, non sono piaciute alla giornalista siciliana. "A una prima lettura, sembrano parole farneticanti - ha affermato Maria Cuffaro - ma siccome arrivano da un signore che ha la sua storia, il suo passato giudiziario, da uno che considera Mangano un eroe, davvero non suonano carine...".

Nelle parole di Dell'Utri la Cuffaro ha visto molto più di un giudizio estetico, secondo la giornalista si tratta di una "censura da regimi totalitari". La giornalista ha poi detto: "Se in tivù andrò vestita di rosa la prossima volta? Non credo proprio: piuttosto sceglierò il nero totale...".

martedì 4 novembre 2008

FIEG, BENE EMENDAMENTO SU SLITTAMENTO TAGLI

Fonte: asca.it
Gli editori italiani esprimono ''soddisfazione'' per l'approvazione in Commissione Bilancio della Camera di un emendamento che fa slittare i tagli all'editoria all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di riordino. ''Esprimiamo soddisfazione - ha commentato in una nota il presidente della Fieg, Carlo Malinconico - per il parere favorevole, reso ieri dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, su un emendamento che fa slittare i tagli all'editoria all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di riordino e semplificazione dei contributi al settore''.Per Malinconico, e' ''bene peraltro ribadire che, per rendere effettivo lo slittamento, resta la necessita' di aumentare nella legge finanziaria 2009 l'importo destinato al sostegno all'editoria. Nella Finanziaria e' infatti prevista, alla Tabella C, una spesa per l'editoria di 262 milioni di euro per il 2009, ben 152 milioni di euro in meno del 2008 con una diminuzione del 36%. Se si vuole mantenere realmente il diritto ai contributi anche per il 2009 occorre almeno mantenere gli stessi finanziamenti''.

lunedì 27 ottobre 2008

GIUNTA FNSI, CONFRONTO CON EDITORI PROSEGUE CON RIGORE


Fonte: asca.it

''La Segreteria della Federazione della Stampa proseguira' con rigore e determinazione il confronto con gli editori per definire il quadro complessivo del nuovo contratto di lavoro dei giornalisti, procedendo in stretto collegamento con la realta' professionale, con la partecipazione di tutti i suoi organismi''. E' quanto si legge in una nota della Giunta della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.''Il Consiglio nazionale, che ha il compito di programmare e verificare gli indirizzi di politica e azione sindacale della categoria - spiega quindi il sindacato dei giornalisti -, si riunira' nel pomeriggio del 5 novembre prossimo a Roma per un esame della vertenza contrattuale e dei suoi avanzamenti, su cui oggi la Giunta federale, presieduta dal segretario generale Franco Siddi e la Consulta delle Associazioni regionali di Stampa, hanno sollecitato la Segreteria ad andare avanti. L'Esecutivo del Sindacato ha ribadito la volonta' di tentare fino in fondo la strada che porti ad un contratto di dignita' e di valore, un contratto che includa e non escluda. Per questo motivo la Segreteria e' impegnata a non prestare il fianco a informazioni false, parziali o fuorvianti e a continuare nell'opera di confronto con le redazioni, sulla base dell'impostazione originaria maturata a partire dai seminari di settore dei comitati di redazione della primavera scorsa. L'obiettivo e' quello di mettere a fondamento del contratto un patto generazionale che consenta di garantire il futuro del lavoro dei giornalisti, con pari dignita', in tutti i media con un'attenzione forte a chi oggi e' collocato indietro nelle scale professionali e retributive. Pensando con cio' anche alla tutela degli stipendi differiti (le pensioni) di chi oggi e' piu' garantito ma non deve essere relegato in un fortino espugnabile in qualsiasi momento. Per questa ragione, il confronto con gli editori, partendo dalla unicita' della professione, ha affrontato sinora le prospettive dell'innovazione e delle trasformazioni industriali dell'informazione, puntando ad una disciplina del lavoro multimediale con riguardo allo sviluppo e alle politiche occupazionali''.''Dopo la piazza, gli scioperi e le manifestazioni - prosegue la nota -, questo e' finalmente diventato il tempo della trattativa, che va verificata fino in fondo nel suo complesso (quindi anche dei temi ancora da affrontare al tavolo negoziale) e secondo i mandati congressuali. Dopo il Consiglio nazionale, man mano che procedera' il negoziato, saranno fatti gli opportuni approfondimenti in sede di Commissione contratto, con le Associazioni regionali di stampa, con le assemblee di redazione e con la Conferenza nazionale dei comitati e Fiduciari di redazione, organo consultivo della Fnsi che statutariamente sara' chiamato a fare le sue valutazioni prima della firma del contratto''.''L'ipotesi finale - conclude la Fnsi - sara' sottoposta a passaggi interni previsti dallo Statuto e dalle deliberazioni congressuali, che nessuna piazza puo' modificare La volonta' della Giunta e' che il chiarimento con gli editori su tutti i nodi contrattuali, a questo scopo, possa essere fatto in tempi ragionevolmente brevi, con concretezza e lealta'. La Segreteria e le Associazioni regionali di stampa rimangono impegnate e assolutamente disponibili a mantenere uno stretto rapporto con tutti i colleghi''.

martedì 21 ottobre 2008

L'Unità, nuova dal 23 ottobre


Fonte: ansa

La nuova 'Unita'', frutto del sodalizio Soru-De Gregorio, al battesimo del fuoco: il 23 ottobre sara' presentata con il look rimodernato. Sara' infatti presentata al pubblico in occasione della grande manifestazione del Partito Democratico, il 25 ottobre. Il nuovo direttore, Concita De Gregorio, insediatasi a fine agosto, insieme a Oliviero Toscani illustrera' le innovazioni (tra cui il formato 'mini') del giornale che fu fondato da Antonio Gramsci.

L'editoria tira un sospiro di sollievo


La Commissione Cultura della Camera dei deputati ha riaffermato la necessità del diritto soggettivo ai contributi. Ora spetta alla Commissione Bilancio recepire questa indicazione.La Commissione Cultura della Camera, esaminando la Finanziaria 2009, nonché il bilancio di previsione dello Stato e la tabella 2 per quanto di competenza, ha approvato la relazione, presentata dall’On. Granata, che esprime parere favorevole sulla legge Finanziaria alla seguente condizione, condivisa anche dalla minoranza: “In ordine alla missione comunicazione e al programma sostegno all’editoria, prevedere la copertura finanziaria".
Il nuovo provvedimento reintroduce il diritto soggettivo ai contributi per l’editoria e reintegra - con 142 milioni per il 2009, altrettanti per il 2010 e 100 per il 2011 - il fondo destinato al settore.

IL SINDACATO GIORNALISTI «AL FIANCO DI SAVIANO NELLA LOTTA A GOMORRA»


Fonte: agendacomunicazione.it

«Anche dal mondo dell’informazione deve venire una risposta netta agli attacchi della criminalità organizzata». Per questo la Federazione Nazionale della Stampa, accogliendo l'invito dell’Associazione Napoletana della Stampa, ha deciso di tenere il prossimo 30 ottobre a Caserta una riunione straordinaria della sua Giunta nazionale.«È la provincia - spiega la Fnsi - della Gomorra di Roberto Saviano; è la terra dove lavora da anni Rosaria Capacchione, la giornalista che per le sue cronache delle attività dei Casalesi vive da tempo sotto scorta e appena una settimana fa ha dovuto subire una minacciosa incursione in casa; è l’area dove altri colleghi conducono una rischiosa battaglia quotidiana per raccontare gli affari della camorra e le risposte delle istituzioni. Chi ha il coraggio professionale e civile di informare la comunità non può essere lasciato solo. A Caserta il sindacato dei giornalisti va non solo per portare in modo diretto la propria solidarietà ai colleghi impegnati in prima linea e per riaffermare l’essenziale ruolo dell’informazione in quei luoghi, ma anche per mettere a punto ogni ulteriore iniziativa che possa garantire meglio il diritto-dovere di fare i cronisti».

lunedì 20 ottobre 2008

I giornalisti? Popolo di bugiardi. I dati dello studio di AstraRicerche


Fonte: affaritaliani.it
Poco informati, non indipendenti, addirittura bugiardi cronici: questa l'opinione della maggioranza degli italiani sui giornalisti, un risultato poco gratificante che emerge da un'indagine condotta dalla società specializzata AstraRicerche. Secondo l'indagine, commissionata dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia e presentata nel corso di un convegno sul futuro della professione a Milano, l'immagine sociale degli operatori dell'informazione in dieci anni è tra l'altro sensibilmente peggiorata.
Dalla ricerca demoscopica, il 68% degli italiani definisce i giornalisti «bugiardi», contro un tasso del 60% registrato in una precedente indagine, effettuata nel 1997. Oggi il 60% del campione ritiene i giornalisti «non o poco informati», contro il 48% della precedente ricerca. Stabile il giudizio sulla mancanza di indipendenza: è l'opinione del 52% degli italiani, contro il 51% registrato nel 1997. Scendono sotto la metà del campione, ma rimangono comunque una minoranza molto consistente, coloro che ritengono i giornalisti «di parte» (48%) o addirittura «corrotti» (40%).
Gianni RiottaUn giudizio riassunto dalla valutazione complessiva sulla professione: il 45% degli italiani giudica positivamente la preparazione degli operatori dell'informazione (ottima per il 15%, buona per il 20%, sufficiente secondo il 10%), contro un 55% non soddisfatto, con un giudizio pessimo (32% delle risposte) o cattivo (23%). Ma il ruolo del giornalismo non viene ritenuto secondario, anzi: l'83% degli intervistati cita eccezioni positive, con la stragrande maggioranza degli italiani (73%) che sente ancora l'utilità della professione. Evidentemente se fatta bene: il 38% definisce «altissimo» il ruolo sociale del giornalismo, il 16% lo ritiene «alto», il 19% «medio». Solo il 15% definisce «scarsa» l'utilità sociale dell'informazione, il 12% ritiene del tutto «nulla». L'indagine di AstraRicerche individua anche quelli che si potrebbero chiamare i dodici comandamentì per i giornalisti richiesti dal loro pubblico.
Il primo è la «competenza tematica», derivante dalla specializzazione settoriale o dal
Bruno Vespametodo di lavoro: la chiede il 90% degli intervistati. La seconda qualità indispensabile, indicata dal 79% del campione, è «la professionalità e il corretto utilizzo del know-how». Seguono la chiarezza (77%), la capacità di coinvolgere emozionalmente (73%), l'efficacia comunicativa (65%), l'eticità (64%), la pacatezza non aggressiva o ansiogena (62%), il rispetto degli altri (53%), l'aiuto a capire (50%), l'utilità informativa (47%) e la cosiddetta education (37%), cioè la capacità di far 'crescerè nel tempo la capacità del lettore o dell'ascoltatore nel seguire i temi di proprio interesse. C'è una sola concessione che gli italiani sembrano fare a chi lavora nell'informazione: il giornalista può anche non essere simpatico. Solo il 36% degli intervistati ritiene infatti la simpatia una caratteristica cruciale per chi scrive articoli, legge notiziari televisivi o comunque veicola le informazioni al grande pubblico.

ORDINE GIORNALISTI: CNOG APPROVA PROPOSTA RIFORMA

Fonte: universita-oggi.itIl Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, riunito a Positano, ha approvato oggi all’unanimita’ la proposta di riforma dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Il documento e’ il risultato di un’ampia e approfondita discussione, passata attraverso l’esame della Commissione Giuridica, dei presidenti degli Ordini regionali e dei consiglieri nazionali. Si tratta di una riforma profondamente innovativa, basata su tre punti cardine che modificano, rivoluzionandola, la legge istitutiva dell’Ordine risalente a 45 anni fa. I punti di forte innovazione riguardano l’accesso alla professione, lo snellimento del Consiglio Nazionale realizzato attraverso la sostanziale riduzione del numero dei consiglieri, l’importante modifica della composizione e delle procedure degli organi chiamati a giudicare sulle violazioni al codice deontologico. Fatti salvi i principi generali stabiliti dalle legge del 1963, e cioe’ il diritto all’informazione e i doveri del giornalista, tra cui il rispetto della verita’ sostanziale dei fatti, la proposta stabilisce una nuova forma di accesso alla professione: quella del percorso universitario. Non si diventera’ piu’ giornalisti per scelta di un editore bensi’ - come avviene nelle altre professioni - attraverso un predeterminato iter di studi e formazione. Il secondo cardine della bozza di riforma riguarda la decisione di diminuire sensibilmente la dimensione del CNOG, che attualmente e’ pletorica e rende il lavoro del massimo organo rappresentativo della categoria elefantiaco e costoso. In tempi in cui l’imperativo e’ riformare, l’Ordine ha deciso di applicare un principio di rigore e autoregolamentazione nel rispetto dei colleghi e dei cittadini. Infine, il terzo punto cardine: e’ prevista l’istituzione di una Commissione Deontologica ristretta e delegata a decidere, in via definitiva, i ricorsi che riguardano le sanzioni disciplinari meno gravi, avvertimento e censura. La sospensione e la radiazione rimarranno invece di competenza del CNOG. Tutto cio’ contribuira’ in modo determinante allo snellimento, razionalizzazione e velocizzazione del lavoro del Consiglio stesso, che avra’ piu’ tempo ed energie da dedicare alle necessita’ e ai problemi della categoria. Infine, il Giuri’ e le norme transitorie: il Giuri’ quale organo terzo per garantire la correttezza dell’informazione (quindi a tutela del cittadino); le norme transitorie che consentiranno il passaggio, in un arco di cinque anni, dall’attuale alla nuova normativa. L’Ordine dei Giornalisti ha tracciato un percorso di riforma, dimostrando di avere la volonta’ e la capacita’ di rinnovarsi e adeguarsi ai tempi e alle mutate condizioni della professione. Ora spettera’ al Parlamento fare propria l’esigenza di cambiamento, trasformandola in legge. (AGI)

EDITORIA: DA OGGI IL NUOVO "RIFORMISTA"


Fonte: irispress.it

Esce oggi in edicola la nuova ed "agguerrita" versione del quotidiano 'Il Riformista", di nuovo guidato da Antonio Polito. La nuova veste tipografica e il nuovo taglio editoriale vuole richiamarsi ad internet nel modello ma - assicurano - sarà un quotidiano molto aggressivo. 32 pagine interamente a colori con ampio spazio per la cultura e la politica ma, finalmente, anche per la cronaca. Ampio l'uso delle fotonotizie. Tra le firme eccellenti quelle di Paolo Pansa, che ha lasciato l'Espresso, e Andrea Romano direttamente da La Stampa.

Pay Tv: la vendita di La7 Carta Più apre nuovi mercati


Fonte: ilsole24ore.it

C'era una volta La7 Carta Più. Doveva essere il concorrente di Mediaset Premium. Non lo è mai stato. Ora Telecom Italia Media ha trovato un'intesa con la svedese Air Plus (gruppo Wallenberg) per cedere le attività di pay-per-view, personale compreso.La pay-per-view di Telecom non è mai decollata. Nè poteva decollare: una volta, il responsabile del digitale terrestre dell'epoca trattò per acquisire la Champion's League. Cambiò il responsabile. La Champion's League andò a Mediaset.
Un problema in meno per l'Agicom
L'accordo TI Media Air Plus risolve un problema all'Agcom: il gruppo svedese era stato infatti collocato all'ultimo posto nella graduatoria dei soggetti ammessi ad acquistare il 40% della capacità trasmissive dai maggiori operatori, alla pari con Disney in versione pay tv. AirPlus dunque si è garantita 14 Megabits sui canali di Telecom Italia Media, quindi Disney dovrebbe subentrare come l'ultimo degli ammessi alla capacità dei grandi operatori di rete (che resteranno tali, per sempre).L'operazione annunciata venerdì sera cambia lo scenario della pay tv italiana. Il gruppo Wallenberg non si rassegnerà a una quota di mercato marginale rispetto a Mediaset e Sky, anche se i diritti premium, calcio e film, costano molto cari. E sono quasi tutti, per il digitale terrestre, in mano a Mediaset Premium.L'ingresso del gruppo svedese, piuttosto, avviene in un momento particolare. Dopo il 31 ottobre, con lo switch off dall'analogico, Telecom Italia Media avrà, in Sardegna, quattro multiplex, ovvero quattro reti digitali, due delle quali con copertura e capacità pari alle cinque migliori di Mediaset. In più, i decoder e i televisori integrati sono presenti in oltre l'85% delle famiglie sarde (un 10% ha Sky) e sono quindi tutte potenziali abbonate all'offerta pay-per-view di Mediaset e, da novembre, di Air Plus.Per il 2009 il Governo ha approvato un calendario per far passare alla tv "tutta digitale" milioni di famiglie (Torino-Cuneo, Trentino e Alto Adige con Belluno compresa, Val D'Aosta, Roma e gran parte del Lazio esclusa Viterbo, la Campania con Napoli). In un anno e mezzo, nel 2010, secondo i piani del Governo, il 70% degli italiani vedrà solo la tv digitale.Il gruppo svedese si trova quindi con un potenziale enorme di crescita, anche se i ceti di reddito elevato sono in gran parte già abbonati a Sky e Mediaset può contare sul traino della promozione delle sue tv analogiche (che per i concorrenti è a pagamento). Inoltre si ritrova in mano, comunque, nove squadre di serie A e tutta la serie B: e non è poco.Vedremo se AirPlus tenterà di competere sul prezzo rispetto ai canali Gallery di Mediaset, con quali contenuti e quali servizi (per inciso, la letteratura svedese sta incontrando un grosso successo in Italia e in Europa, in questo momento). La sua pay tv in Finlandia, ad esempio, offre molti dei canali che sono su Sky, da Discovery a Eurosport.Per TI Media, si tratta di capire se il disinvestimento dal terrestre (nonostante il 9% con cui rimarrà nella nuova società) continuerà o meno con la cessione della tv gratuita. La 7 sta tagliando tutti i costi e l'ascolto resta marginale. Venderla è però meno facile, a livello politico.

venerdì 17 ottobre 2008

Il Premio Biagi tra i protagonisti dell'informazione


Fonte: Il Resto del Carlino

Il Premio organizzato da il Resto del Carlino e dedicato al giuslavorista ha varcato i portoni del Quirinale su invito del presidente Giorgio Napolitano per la Giornata Nazionale dell'Informazione. All'iniziativa il direttore Pierluigi Visci e i vincitori dell'ultima edizione.

Il premio il Resto del Carlino - Marco Biagi per la Solidarietà sociale ha varcato i portoni del Quirinale ed è stato tra i protagonisti della Giornata Nazionale dell’Informazione nel salone degli Arazzi del Palazzo presidenziale. E’ accaduto ieri, a Roma, per iniziativa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha voluto la partecipazione alla Giornata dei Premi giornalistici posti sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Sono quindici, in tutto. Come ha detto il presidente Napolitano, sono le «migliori espressioni nel campo della cronaca, dell’inchiesta, del commento, dell’impegno civile e della promozione culturale».
Il nostro «Premio Marco Biagi» — che si è potuto fregiare dell’alto riconoscimento presidenziale tanto nell’edizione 2007, quanto nell’edizione 2008 — di sicuro appartiene alle categorie dell’impegno civile e della promozione culturale, giacchè non tende a valorizzare, in modo autoreferenziale, i giornalisti — come nella maggior parte dei premi — ma espressioni della società impegnate nel sostegno ad associazioni e persone che operano per aiutare i più deboli, i più svantaggiati, quelli bisognosi di maggiori aiuti e solidarietà. A cominciare dai più giovani.Che sono le finalità del Premio Marco Biagi, per come l’ha voluto orientare la signora Marina Biagi e la famiglia del giuslavorista bolognese assassinato il 19 marzo 2002 dai terroristi delle nuove brigate rosse. Alla cerimonia al Quirinale, con il direttore de il Resto del Carlino, Pierluigi Visci, e i vincitori dell’ultima edizione (Fondazione S.Clelia Barbieri, Associazione La Strada, Ecotronic e Casa Santa Chiara), era presente Francesca Biagi, sorella del docente assassinato.
La Giornata dell’Informazione è stata segnata, anche emotivamente, dal conferimento della medaglia d’oro al Valor civile alla memoria alla giornalista Ilaria Alpi e all’operatore televisivo Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994 in un agguato di bande criminali somale. A Ilaria Alpi è intitolato dal 1995 un importante premio giornalistico televisivo per iniziativa della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Rimini e del Comune di Riccione e sotto l’egida dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, ieri rappresentato dal presidente Gerardo Bombonato.

Tagli all'editoria: Feltri ricorda ''qualcosa'' a Silvio

Fonte: ilsalvagente.it
Il direttore di Libero indirizza una "lettera aperta" al premier. La ripubblichiamo.
Vittorio Feltri
Sono sicuro che il premier non conosce il problema nei suoi risvolti, alcuni dei quali celano insidie. Quindi, facendo ricorso al mio spirito da buon samaritano, gli vorrei dare una mano a non finire triturato da nuove polemiche. Tra qualche giorno il Parlamento discuterà e forse approverà - ripeto, forse - il taglio ai contributi per l'editoria. Il provvedimento, dice il governo, è indispensabile perché i soldi in cassa sono pochi e non bastano più. Insomma, sono stati imposti sacrifici a chiunque e sarebbe assurdo non fossero imposti anche a quotidiani e periodici. Il ragionamento fila liscio.
Un settore in difficoltà
Risultato pratico. Un settore atipico e già in difficoltà come il nostro (vendite in calo, pubblicità in crisi simmetrica a quella economica, costi elevati), dal prossimo anno avrà l'acqua alla gola. Pazienza. Chi avrà le forze per galleggiare sopravviverà, gli altri moriranno. È crudele, ma non c'è nulla da fare: noi non siamo banchieri e dobbiamo attenerci alle leggi di mercato. Non abbiamo mai protestato e non lo faremo nemmeno ora; oltretutto non sarebbe il momento, con i problemi che affliggono gli italiani.

Un "ma" chiamato Mondadori
Ma c'è un ma. E su questo punto Berlusconi deve aprire bene le orecchie e ascoltarci. I suoi collaboratori, nel preparare il testo riguardante i tagli, vuoi per distrazione vuoi per compiacere al grande capo, si sono dimenticati di includere nell'elenco delle imprese destinate a soffrire quella del grande capo medesimo, cioè la Mondadori. Sissignori. Guarda un po' quando si dice la coincidenza. Di sicuro l'amato Cavaliere senza paura e senza macchia ignora questo odioso particolare che potrebbe (...) arrecargli un sacco di noie, per esempio l'accusa, nella circostanza documentata, di conflitto d'interessi.Infatti un presidente del Consiglio autore con i suoi esperti di una legge che riduce i finanziamenti ai giornali, eccetto le proprie riviste, non si limita a fare una figura di merda, ma si espone agli strali della opposizione finora rimasta inerte per mancanza di motivazioni.

Anche IlSole24Ore...
C'è di peggio. Le norme in procinto di passare al vaglio di Camera e Senato contengono altre vistose iniquità di cui è lecito sospettare la volontarietà. Oltre alla Mondadori, sono stati esclusi dal giro di vite il Sole 24 ore e l'Avvenire, rispettivamente organi ufficiali della Confindustria e della Cei (Conferenza episcopale italiana). Sembra uno scherzo da prete. Si tolgono i viveri a qualsiasi pubblicazione nazionale tranne a tre colossi espressioni di altrettanti poteri illimitati più che forti: Berlusconi, gli industriali e la Chiesa. Le leggi sono rispettabili quando sono uguali per tutti. Invece quella di cui stiamo parlando vale per quasi tutti. Perché?Se fossi di sinistra non avrei dubbi: perché Silvio è favorevole a ogni taglio lontano dalle sue tasche; perché gli industriali è meglio tenerseli buoni sennò ti si scatenano contro; perché i preti te li raccomando: se gli porti via il grano magari si vendicano, e si salvi chi può. Dato che, viceversa, di sinistra non sono dico al Cavaliere di non prestare il fianco a simili critiche e di modificare regole tanto ingiuste quanto idiote. Siccome egli probabilmente non ha dimestichezza con la materia di cui si discetta, gli fornisco informazioni utili a schivare le trappole.Silvio Berlusconi
Diretti e indiretti
Occorre sapere che i contributi alla editoria (attinti al medesimo fondo) sono di due tipi: diretti e indiretti. Ebbene, quelli diretti sono oggetto di revisione. Quelli indiretti (dei quali si giova Mondadori, industriali e vescovi) non si toccano; neppure presi in esame.In cosa consistono i contributi indiretti? Glielo spiego subito, illustre Presidente.Allora, le aziende menzionate (ed altre), anziché sulla diffusione tramite edicole, puntano sugli abbonamenti postali che costano un tot. Ecco, questo tot alla fine dell'anno viene pagato dallo Stato (che preleva dal fondo editoria) nella misura del cinquanta per cento.Poiché la Mondadori, il Sole 24 ore e l'Avvenire spediscono ogni settimana (oppure ogni mattina) centinaia di migliaia di "pezzi", l'ammontare complessivo delle provvidenze a esse garantite è colossale.Va da sé che le tre imprese in questione, se non avessero più il sostegno del pubblico denaro, forse non andrebbero completamente in malora, ma rischierebbero di andarci, esattamente come i giornali cui il suo governo - lei - ha segato i contributi diretti. Confidando nella sua onestà, esimio Presidente, la prego di accogliere il mio suggerimento ispirato al senso di giustizia.
Tagli anche i contributi ai suoi giornali
Bisogna tagliare? Tagli tutti i contributi ai giornali, compresi i suoi e quelli dei ricconi potenti. Oppure non tagli un bel niente. Dividere noi della stampa in figli e figliastri è una operazione indegna. Per concludere, una domanda: la legge prevede 120 milioni l'anno da spartire tra televisioni locali. Sono contento. Ma sarebbe opportuno lei confessasse perché non ha osato limare questa somma.

EDITORIA: DA LUNEDI' 20 IL RIFORMISTA A COLORI E 32 PAGINE

(ASCA) - Roma, 16 ott - Presentazione della nuova veste de Il Riformista questa sera a Roma. A sei anni di vita (il primo numero usci' giusto nell'ottobre 2002), il giornale edito dagli Angelucci compie un'ulteriore salto di scala. Uscito a due semplici fogli e passato via a 4 ed a 8, a partire da lunedi' 20 ottobre il giornale passera' a 32 pagine full color, in uno con l'allargamento dei campi di informazione coperti. Accanto alla tradizionale politica, il nuovo Riformista si occupera', infatti, anche delle notizie di economia, cultura, spettacolo, sport, sempre con quel taglio di approfondimento, ha detto il direttore, Antonio Polito, che lo ha caratterizzato.Davanti ad una ampia platea di ospiti (fra gli altri si sono affacciati il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, l'ex presidente del Senato, Franco Marini, i ministri Ronchi e Sacconi, gli esponenti del Pd Goffredo Bettini, Arturo Parisi, Paolo Gentiloni, Piero Fassino, il direttore di Libero, Vittorio Feltri, l'ex presidente di Confindustria, Vittorio Merloni, l'ex direttore generale della Rai, Sacca', Gianni Minoli), Polito ha ironicamente rilevato:''abbiamo fallito quasi tutti i nostri obiettivi.L'immagine di un paese occidentale non si e' ancora realizzata. Siamo 'incazzati', c'e' incazzatura nel paese, talvolta senza neppure sapere il perche'. Il Riformista dara' voce a questa incazzatura''.Molte le novita' annunciate, a partire dal gruppo dei collaboratori, fra i quali spicca GianPaolo Pansa che sara' presente la domenica sul giornale con il suo Bestiario.

E' nato il blog dei media e dei giornalisti italiani

Colleghi ci siamo. Finalmente possiamo conoscerci, dialogare, discutere dei temi dell'informazione e presentarci ai professionisti dell'ufficio stampa e delle relazioni pubbliche di tutta Italia. Sto preparando un elenco delle testate del nostro paese divise per regioni e province. Ci metterò agenzie di stampa, quotidiani, periodici, radio, tv e siti internet di informazione. Ovviamente sarà prezioso il contributo di tutti per realizzare un archivio quanto mai completo. Nei prossimi giorni inserirò anche un'area sondaggi dove poter esprimere il nostro parere su temi di interesse per la professione. Mi farebbe piacere che ci fossero post interessanti di dibattito e critica su tutti i temi che possono interessare chi fa il nostro mestiere nelle redazioni o da free lance. Incrocio le dita e attendo il vostro sostegno.
A presto.

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